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lunedì 10 giugno 2013

Fino a quando è bene avere l’oggetto transizionale?

Alcuni bambini scelgono il proprio oggetto transizionale già a 4-5 mesi, per poi utilizzarlo fino a quando non verrà loro tolto arbitrariamente o finché non si sentiranno pronti a lasciarlo.

Molti genitori scelgono di 
togliere il ciuccio per reali o presunti problemi a bocca e denti. Spesso, per i bambini, è difficile da accettare e, visto quanto detto finora, questo è comprensibile.
L'ideale sarebbe non forzare l'abbandono dell'oggetto transizionale ma rispettare le tappe dello sviluppo del bambino: quando egli avrà interiorizzato a sufficienza le sue figure di riferimento (sarà cioè consapevole della loro esistenza anche quando sono assenti) e si sentirà abbastanza sicuro per affrontare da solo il mondo circostante, sarà pronto a fare a meno dell'oggetto transizionale.
Un genitore attento sarà in grado di capire, anche dalle eventuali reazioni del bambino, se l'utilizzo dell'oggetto era ormai un'abitudine o se la sua importanza a livello emozionale è ancora presente.

sabato 25 maggio 2013

Come ci dobbiamo comportare?
  •       non ridicolizzare il bimbo per il fatto di possedere l’oggetto;
  •  
  •        accettare che, per il momento, tale oggetto fa parte della sua persona;
  •  
  •       mantenere l’oggetto in buone condizioni dal punto di vista igienico;
  •    non ripararlo o lavarlo all’ insaputa del bambino (sarebbe come “spersonalizzarlo”, quindi, se ad esempio è necessario lavarlo, possiamo dire al bambino che la bambolina deve fare il bagnetto, e magari ci facciamo aiutare proprio da lui!);
  •  
  •      non obbligarlo a rinunciare ad esso!

martedì 30 aprile 2013

Quando serve l'oggetto transizionale al bambino?

L'oggetto transizionale è utile al bambino nel momento della nanna, che è vissuta come una separazione dalla madre, e in ogni momento di solitudine.
Si rivela, infatti, particolarmente utile nell'affrontare la separazione dai genitori, ad esempio nell'inserimento all'asilo.
Può essere prezioso, inoltre, in situazioni di stress anche in presenza dai genitori, ad esempio durante un ricovero ospedaliero.

http://www.donnaclick.it/mamma/2667/i-bambini-e-loggetto-transizionale/

venerdì 12 aprile 2013

Idee a confronto


Sigmund Freud

Prima che Winnicott introducesse le concettualizzazioni relative a fenomeni e oggetti transizionali, nella letteratura psicoanalitica non c’era alcun esplicito riferimento a un possibile spazio tra ‘interno’ ed ‘esterno’.
Melania Klein
Sigmund Freud aveva descritto la sequenza evolutiva dal principio di piacere ( piacere/dispiacere, principio di) al principio di realtà delineando in tal maniera il percorso che ogni bambino deve compiere, mentre Melanie Klein aveva posto l’accento sul mondo interno e sulle fantasie che lo alimentano, trascurando l’impatto del mondo      esterno sulla percezione del bambino.

Winnicott era arrivato invece alla messa a fuoco di una terza area 
(molti peraltro sono i termini usati da Winnicott per riferirsi a questa dimensione; terza area, area intermedia, spazio potenziale, luogo di riposo, sede dell’esperienza culturale) a partire dal fatto che egli vedeva un legame tra l’uso del pugno, delle dita e del pollice, da parte di un neonato, e l’uso, da parte del bambino più grande, dell’orsacchiotto o di un giocattolo morbido.
Scrive Winnicott nel suo saggio”Oggetti transizionali e fenomeni transazionali” (1951): «Ho introdotto i termini di oggetto transizionale e fenomeno transizionale per designare l’area intermedia di esperienza tra il pollice e l’orsacchiotto, l’erotismo orale e la vera relazione d’oggetto».
Seppure posto all’origine del gioco e collocato, nel pensiero winnicottiano, alla radice del simbolismo e della creatività, l’elemento fondamentale dell’oggetto transizionale non è il suo valore simbolico, ma la sua esistenza reale. Tant’è che quando il bambino si stringe al suo orsetto oppure si accarezza il viso con la copertina sa benissimo che questi oggetti non sono la mamma, anche se egli, paradossalmente, li utilizza considerandoli mamma.

martedì 19 marzo 2013

Oggi vorrei parlarvi di Donald Winnicott, il quale possiamo dire essere il “padre fondatore” dei fenomeni transazionali.


Donald Woods Winnicott

Pediatra e psicoanalista (Plymouth 1896 - Londra 1971). Dapprima assistente al Paddington Green children’s hospital di Londra, rivolse ben presto in modo specifico i suoi interessi alla psicoanalisi; fu per due volte (1956-59; 1965-68) presidente della British psychoanalytical society.
Il rapporto oggettuale primario fra madre e bambino è per W. il nucleo centrale dal quale si articola lo sviluppo psichico dell’individuo: il ruolo del supporto e delle cure materne nello sviluppo emozionale del bambino viene espresso da W. nei termini di «ambiente primario facilitante», che costituisce la base della forza dell’Io.
All’inizio della vita extrauterina l’interazione tra il neonato e la madre è così stretta che il bambino solo successivamente riesce a discriminare tra sé e non sé, fra sé stesso e l’ambiente. Questo processo è collegato da W. all’emergenza (dai sei ai dodici mesi) di fenomeni transizionali, per es. l’esperienza connessa con la comparsa di oggetti (un pezzo di stoffa, un giocattolo o altro): questo processo è cruciale perché aiuta il bambino a sostenere la sua realtà interna emergente e a differenziarla dal mondo esterno nella costruzione del «vero sé».
Il fallimento di questa esperienza genera la «difesa del falso sé compiacente», l’analisi della cui genesi e struttura nella vita adulta e infantile è uno dei contributi più rilevanti di W. in campo psicopatologico. Tra le sue opere: Through paediatrics to psycho-analysis (1951; trad. it. 1975);The child and the outside world (1957; trad. it. 1973); The maturational processes and the facilitating environment (1965; trad. it. 1970); Playing and reality (post., 1971; trad. it. 1974); Therapeutic consultations in child psychiatry (post., 1971; trad. it. 1994).

 http://www.treccani.it/enciclopedia/donald-woods-winnicott_(Dizionario_di_Medicina)/

sabato 16 febbraio 2013


Il burattino è per il bambino uno strumento di rappresentazione simbolica, attraverso cui egli scopre la possibilità di “far finta di…”.

Il burattino ha anche il valore di un oggetto transizionale attraverso cui il bambino può esprimere i conflitti interiori.
Il burattino è vivo, può esprime attraverso di lui i suoi sentimenti. Non è raro vedere i bambini attaccarsi a quel preciso burattino, esprimendo sempre il desiderio di animarlo.

per maggiori informazioni

mercoledì 23 gennaio 2013

Cos'è?

È sempre un oggetto da abbracciare?

Il mio blog s'intitola "La coperta di Linus" , metafora usata per spiegare l'importanza della relazione tra un bambino e il SUO oggetto transizionale.
Questo, molto spesso, è qualcosa di morbido come una copertina o un pupazzo, però non è sempre così. Il ciuccio, per esempio, può diventare per molti bambini  l'oggetto transizionale.

In alcuni casi non si tratta di un oggetto fisico da portare con se'. Il bambino può utilizzare dei comportamenti come il succhiarsi il dito (o ciucciare il lenzuolino), dondolarsi oppure preferire una maglietta indossata dalla mamma, tutte azioni/mezzi che gli permettono di ricrearsi  la sua situazione familiare ogni volta che abbia bisogno di rilassarsi e sentirsi rassicurato.

E chi lo vieta che questo oggetto non sia un burattino? Ma di questo ne parleremo la prossima volta!