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sabato 29 giugno 2013

Quando l’oggetto transizionale è il ciuccio

La cosa in realtà più complicata all’occhio del genitore è quando l’oggetto transizionale del nostro bambino è il ciuccio.
Se per i primi due anni di vita la scelta è stata conveniente, poi iniziano i ripensamenti, dalla dentatura alla socialità. Certo un qualcosa che non permette di parlare o quanto meno di farlo chiaramente non è certo utile alla crescita delle relazioni.
Inoltre il ciuccio fa si che siamo noi a decidere quando per il bambino è ora di crescere e di trovare internamente l’immagine di mamma che fino a quel momento era qualcosa di materiale e molto appagante.

Sicuramente può essere un’ottima idea il proporre al bambino il ciuccio non come unica ed insostituibile fonte di conforto, ma affiancarla ad altri oggetti o perché no, esperienze.
Se al bambino trasmettiamo da sempre che le cose non spariscono e che nulla ci abbandona, al momento opportuno saprà costruirsi internamente un’immagine di mamma.

Nelle ninne nanne come nei primi libri morbidi dedicati ai bambini anche di pochi mesi –libri gioco-, si fa vivere l’esperienza di abbandono/sparizione con conclusione positiva.
Nella ninna nanna, dopo il sonno che è momento di abbandono e impossibilità di fare, la mamma torna/ci ritrova/ci vuole e mai ci abbandonerà.
Così nei primi libretti dietro le finestrelle di pezza gli oggetti spariscono e ricompaiono.
Verso l’anno e mezzo possiamo giocare con i bambini con le bolle di sapone: appaiono, poi scoppiano e non ci sono più, ma alla stessa velocità ricompaiono. Nulla sparisce per sempre.
Ad un’età più avanzata si può ampliare la proposta: si possono proporre le prime protostorie. Grandi figure e brevi frasi raccontano come un pulcino o un orsetto si siano allontanati dal nido e dopo aver incontrato tanti amici animali che non hanno visto la mamma, ma sono pronti a dare indicazione per ritrovarla, i due si ricongiungono perché anche lei stava aspettando e cercando il suo piccolo.
E così in un ambiente emotivo e protetto facciamo vivere l’esperienza di distacco e la gioia del ritrovarsi.

Anche una storia, una filastrocca, una canzoncina possono assumere il ruolo di “oggetto” transizionale.

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lunedì 10 giugno 2013

Fino a quando è bene avere l’oggetto transizionale?

Alcuni bambini scelgono il proprio oggetto transizionale già a 4-5 mesi, per poi utilizzarlo fino a quando non verrà loro tolto arbitrariamente o finché non si sentiranno pronti a lasciarlo.

Molti genitori scelgono di 
togliere il ciuccio per reali o presunti problemi a bocca e denti. Spesso, per i bambini, è difficile da accettare e, visto quanto detto finora, questo è comprensibile.
L'ideale sarebbe non forzare l'abbandono dell'oggetto transizionale ma rispettare le tappe dello sviluppo del bambino: quando egli avrà interiorizzato a sufficienza le sue figure di riferimento (sarà cioè consapevole della loro esistenza anche quando sono assenti) e si sentirà abbastanza sicuro per affrontare da solo il mondo circostante, sarà pronto a fare a meno dell'oggetto transizionale.
Un genitore attento sarà in grado di capire, anche dalle eventuali reazioni del bambino, se l'utilizzo dell'oggetto era ormai un'abitudine o se la sua importanza a livello emozionale è ancora presente.