Quando
l’oggetto transizionale è il ciuccio
La
cosa in realtà più complicata all’occhio del genitore è quando l’oggetto
transizionale del nostro bambino è il ciuccio.

Inoltre
il ciuccio fa si che siamo noi a decidere quando per il bambino è ora di
crescere e di trovare internamente l’immagine di mamma che fino a quel momento
era qualcosa di materiale e molto appagante.
Sicuramente
può essere un’ottima idea il proporre al bambino il ciuccio non come unica ed
insostituibile fonte di conforto, ma affiancarla ad altri oggetti o perché no,
esperienze.
Se
al bambino trasmettiamo da sempre che le cose non spariscono e che nulla ci
abbandona, al momento opportuno saprà costruirsi internamente un’immagine di
mamma.
Nelle
ninne nanne come nei primi libri morbidi dedicati ai bambini anche di pochi
mesi –libri gioco-, si fa vivere l’esperienza di abbandono/sparizione con
conclusione positiva.
Nella
ninna nanna, dopo il sonno che è momento di abbandono e impossibilità di fare,
la mamma torna/ci ritrova/ci vuole e mai ci abbandonerà.
Così
nei primi libretti dietro le finestrelle di pezza gli oggetti spariscono e
ricompaiono.
Verso
l’anno e mezzo possiamo giocare con i bambini con le bolle di sapone: appaiono,
poi scoppiano e non ci sono più, ma alla stessa velocità ricompaiono. Nulla
sparisce per sempre.
Ad
un’età più avanzata si può ampliare la proposta: si possono proporre le prime
protostorie. Grandi figure e brevi frasi raccontano come un pulcino o un
orsetto si siano allontanati dal nido e dopo aver incontrato tanti amici
animali che non hanno visto la mamma, ma sono pronti a dare indicazione per
ritrovarla, i due si ricongiungono perché anche lei stava aspettando e cercando
il suo piccolo.
E
così in un ambiente emotivo e protetto facciamo vivere l’esperienza di distacco
e la gioia del ritrovarsi.
Anche
una storia, una filastrocca, una canzoncina possono assumere il ruolo di
“oggetto” transizionale.
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