Prima che Winnicott introducesse le concettualizzazioni relative a fenomeni e oggetti transizionali, nella letteratura psicoanalitica non c’era alcun esplicito riferimento a un possibile spazio tra ‘interno’ ed ‘esterno’.
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Sigmund Freud |
Prima che Winnicott introducesse le concettualizzazioni relative a fenomeni e oggetti transizionali, nella letteratura psicoanalitica non c’era alcun esplicito riferimento a un possibile spazio tra ‘interno’ ed ‘esterno’.
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Melania Klein |
Winnicott era arrivato invece alla messa a fuoco di una terza area
Winnicott era arrivato invece alla messa a fuoco di una terza area
(molti peraltro sono i
termini usati da Winnicott per riferirsi a questa dimensione; terza area, area
intermedia, spazio potenziale, luogo di riposo, sede dell’esperienza culturale)
a partire dal fatto che egli vedeva un legame tra l’uso del pugno, delle dita e
del pollice, da parte di un neonato, e l’uso, da parte del bambino più grande,
dell’orsacchiotto o di un giocattolo morbido.
Scrive
Winnicott nel suo saggio”Oggetti transizionali e fenomeni transazionali” (1951):
«Ho introdotto i termini di oggetto
transizionale e fenomeno transizionale per designare l’area intermedia di
esperienza tra il pollice e l’orsacchiotto, l’erotismo orale e la vera
relazione d’oggetto».
Seppure
posto all’origine del gioco e collocato, nel pensiero winnicottiano, alla
radice del simbolismo e della creatività, l’elemento fondamentale dell’oggetto
transizionale non è il suo valore simbolico, ma la sua esistenza reale. Tant’è che quando il bambino si stringe al suo orsetto
oppure si accarezza il viso con la copertina sa benissimo che questi oggetti
non sono la mamma, anche se egli, paradossalmente, li utilizza considerandoli
mamma.
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