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giovedì 19 settembre 2013

Forse questo è un metodo un po' troppo eccessivo...
che ne dite? 

mercoledì 18 settembre 2013

Linus Van Pelt


Linus Van Pelt, fratellino di Lucy, è un bambino nevrotico e insicuro, con il famoso complesso della coperta, dalla quale non si allontana mai, perché ne trae grande sicurezza e conforto.





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LINUS - Senti, Charlie Brown..tu hai delle paure e delle frustrazioni, ho ragione? Naturalmente, ho ragione!
Quindi hai bisogno di una coperta come questa per assorbire quelle paure e frustazioni!!
CHARLIE BROWN - Non lo so..credo che i problemi della vita siano troppo complicati per essere risolti con un tampone spirituale!



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LUCY - Ti ho sepolto la coperta.
LINUS - (non risponde. E' terrorizzato, ha i capelli ritti sulla testa. Si mette le mani sulla bocca per non gridare).







http://www.culturaesvago.com/charlie-brown/


lunedì 9 settembre 2013

L’uso che il bambino fa del suo oggetto transizionale, rappresenta infatti, per Winnicott, il “primo uso che fa il bambino di un simbolo” e la sua “prima esperienza di gioco” .


Il gioco, dunque, risiede in questa stessa area transizionale, che è in contrasto sia con l’interno che con l’esterno, nella quale soggettivo e oggettivo sono indistinti, che nasce dal rapporto di fiducia del bambino nei confronti della madre e che dà origine alla “idea del magico”: “In questa area di gioco il bambino raccoglie oggetti o fenomeni dal mondo esterno e li usa al servizio di qualche elemento che deriva dalla realtà interna o personale. Senza allucinare, il bambino mette fuori un elemento del potenziale onirico e vive con questo elemento in un selezionato contesto di frammenti della realtà esterna” .


Il gioco è, per Winnicott, sempre un’esperienza creativa e la capacità di giocare in maniera creativa permette al soggetto di esprimere l’intero potenziale della propria personalità, “grazie alla sospensione del giudizio di verità sul mondo, a una tregua dal faticoso e doloroso processo di distinzione tra sé, i propri desideri, e la realtà, le sue frustrazioni” . Attraverso questo atteggiamento ludico verso il mond, può comparire l’atto creativo, che permette al soggetto di trovare se stesso, di essere a contatto con il nucleo del proprio Sé.


La creatività non consiste, secondo il grande psicanalista, nei prodotti dei lavori artistici, siano essi quadri o sinfonie o anche manicaretti culinari, che sono meglio definibili come “creazioni”, ma è costituita dalla: “maniera che ha l’individuo di incontrarsi con la realtà esterna”, essa è universale, appartiene al fatto di essere vivi e si può considerare come una cosa in sé, qualcosa che … è necessario se l’artista deve produrre un lavoro d’arte, ma anche qualcosa che è presente quando chicchessia guarda in maniera sana una qualunque cosa o fa una qualunque cosa deliberatamente”.

La creatività non può essere mai del tutto annullata, anche nei casi più estremi di false personalità, tuttavia può restare nascosta e questo viene a determinare la differenza tra il “vivere creativamente e il semplice vivere” .
L’intera vita culturale dell’essere umano origina anch’essa nello spazio potenziale che congiungeva originariamente madre e bambino e si pone in una posizione di diretta continuità con il giocare in modo creativo; afferma Winnicott: “l’esperienza culturale comincia con il vivere in modo creativo, ciò che in primo luogo si manifesta nel gioco” .

sabato 24 agosto 2013

Campo dell’illusione


L’oggetto transizionale, pur costituendo un momento di passaggio verso la percezione di un oggetto nettamente differenziato dal soggetto e verso una “relazione oggettuale”, non perde per questo la sua funzione nello sviluppo successivo dell’individuo. “L’oggetto transizionale e il fenomeno transizionale apportano a ogni essere umano, fin dall’inizio, qualcosa che resterà sempre importante per lui, cioè un campo neutro di esperienza che non verrà contestato”. Essi appartengono, secondo Winnicott, al campo dell’illusione: “Questo campo intermedio d’esperienza, di cui egli non deve giustificare l’appartenenza né alla realtà esterna )e condivisa), costituisce la parte più importante dell’esperienza del bambino. Esso si prolungherà, per tutta la sua vita, nell’esperienza intensa che appartiene al campo delle arti, della religione, della vita immaginativa, della creazione scientifica”.

http://www.lacan-con-freud.it/freudiana/dopo_freud/oggetto_transizionale.pdf

giovedì 1 agosto 2013

Fenomeni transazionali

Winnicott volle far rientrare con il termine “fenomeni transazionali” tutti i gesti, le varie attività boccali (mormorii per esempio) e gli oggetti, che per il bambino risultano particolarmente indispensabili alcuni momenti della giornata (come prima dell’addormentamento).

Si colloca tra “il pollice e l’orso di peluche”. Infatti, sebbene si distingua dal futuro giocattolo in quanto costituisce “una parte quasi inseparabile del bambino”, esso è anche il primo “possesso di qualcosa che non è l’Io” . Dal punto di vista libidico, l’attività rimane di tipo orale. Ciò che cambia è lo status dell’oggetto. Nella primissima attività orale (relazione con il seno), esiste ciò che Winnicott chiama “creatività primaria”: “Questo seno è costantemente ricreato dal bambino mediante la sua capacità di amare o, si potrebbe dire, mediante il suo bisogno... . La madre pone il seno reale nel posto stesso in cui il bambino è pronto a crearlo e al momento giusto”. Successivamente, funzionerà l’esame di realtà. Tra questi due tempi si situa la relazione con l’oggetto transizionale, che è a metà strada tra il soggettivo e l’oggettivo.

http://www.lacan-con-freud.it/freudiana/dopo_freud/oggetto_transizionale.pdf

giovedì 18 luglio 2013

Un aiuto verso la indipendenza

Per emanciparsi dalla condizione di dipendenza assoluta e avviarsi allo stadio di
dipendenza relativa, per compiere il suo viaggio dalla soggettività all’oggettività, il bambino si serve dell’ oggetto transizionale, che rappresenta per lui la transizione dalla fusione con la madre all’essere in rapporto con lei come oggetto separato e intero.

Chiamato anche oggetto “non-me”, è una difesa contro l’angoscia, e si colloca nella zona d’illusione proprio perché i confini fra il “me” del bambino e il “non-me” dell’oggetto sono temporanei ed esso è indicatore del fatto che è iniziata una relazione con il mondo esterno.

Non è l’unico segnalatore del passaggio alle relazioni con l’esterno, ma è sicuramente il più facilmente osservabile fra i fenomeni transizionali.

http://www.scuoladipsicodramma.com/notizia/45-scienze/656-loggetto-transizionale

sabato 29 giugno 2013

Quando l’oggetto transizionale è il ciuccio

La cosa in realtà più complicata all’occhio del genitore è quando l’oggetto transizionale del nostro bambino è il ciuccio.
Se per i primi due anni di vita la scelta è stata conveniente, poi iniziano i ripensamenti, dalla dentatura alla socialità. Certo un qualcosa che non permette di parlare o quanto meno di farlo chiaramente non è certo utile alla crescita delle relazioni.
Inoltre il ciuccio fa si che siamo noi a decidere quando per il bambino è ora di crescere e di trovare internamente l’immagine di mamma che fino a quel momento era qualcosa di materiale e molto appagante.

Sicuramente può essere un’ottima idea il proporre al bambino il ciuccio non come unica ed insostituibile fonte di conforto, ma affiancarla ad altri oggetti o perché no, esperienze.
Se al bambino trasmettiamo da sempre che le cose non spariscono e che nulla ci abbandona, al momento opportuno saprà costruirsi internamente un’immagine di mamma.

Nelle ninne nanne come nei primi libri morbidi dedicati ai bambini anche di pochi mesi –libri gioco-, si fa vivere l’esperienza di abbandono/sparizione con conclusione positiva.
Nella ninna nanna, dopo il sonno che è momento di abbandono e impossibilità di fare, la mamma torna/ci ritrova/ci vuole e mai ci abbandonerà.
Così nei primi libretti dietro le finestrelle di pezza gli oggetti spariscono e ricompaiono.
Verso l’anno e mezzo possiamo giocare con i bambini con le bolle di sapone: appaiono, poi scoppiano e non ci sono più, ma alla stessa velocità ricompaiono. Nulla sparisce per sempre.
Ad un’età più avanzata si può ampliare la proposta: si possono proporre le prime protostorie. Grandi figure e brevi frasi raccontano come un pulcino o un orsetto si siano allontanati dal nido e dopo aver incontrato tanti amici animali che non hanno visto la mamma, ma sono pronti a dare indicazione per ritrovarla, i due si ricongiungono perché anche lei stava aspettando e cercando il suo piccolo.
E così in un ambiente emotivo e protetto facciamo vivere l’esperienza di distacco e la gioia del ritrovarsi.

Anche una storia, una filastrocca, una canzoncina possono assumere il ruolo di “oggetto” transizionale.

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