L’uso
che il bambino fa del suo oggetto transizionale, rappresenta infatti, per
Winnicott, il “primo uso che fa il bambino di un simbolo” e la sua “prima
esperienza di gioco” .
Il
gioco, dunque, risiede in questa stessa area transizionale, che è in contrasto
sia con l’interno che con l’esterno, nella quale soggettivo e oggettivo sono
indistinti, che nasce dal rapporto di fiducia del bambino nei confronti della
madre e che dà origine alla “idea del magico”: “In questa area di gioco il
bambino raccoglie oggetti o fenomeni dal mondo esterno e li usa al servizio di
qualche elemento che deriva dalla realtà interna o personale. Senza allucinare,
il bambino mette fuori un elemento del potenziale onirico e vive con questo
elemento in un selezionato contesto di frammenti della realtà esterna” .
Il
gioco è, per Winnicott, sempre un’esperienza creativa e la capacità di giocare
in maniera creativa permette al soggetto di esprimere l’intero potenziale della
propria personalità, “grazie alla sospensione del giudizio di verità sul mondo,
a una tregua dal faticoso e doloroso processo di distinzione tra sé, i propri
desideri, e la realtà, le sue frustrazioni” . Attraverso questo atteggiamento
ludico verso il mond, può comparire l’atto creativo, che permette al soggetto
di trovare se stesso, di essere a contatto con il nucleo del proprio Sé.
La
creatività non consiste, secondo il grande psicanalista, nei prodotti dei
lavori artistici, siano essi quadri o sinfonie o anche manicaretti culinari,
che sono meglio definibili come “creazioni”, ma è costituita dalla: “maniera
che ha l’individuo di incontrarsi con la realtà esterna”, essa è universale,
appartiene al fatto di essere vivi e si può considerare come una cosa in sé,
qualcosa che … è necessario se l’artista deve produrre un lavoro d’arte, ma
anche qualcosa che è presente quando chicchessia guarda in maniera sana una
qualunque cosa o fa una qualunque cosa deliberatamente”.
La
creatività non può essere mai del tutto annullata, anche nei casi più estremi
di false personalità, tuttavia può restare nascosta e questo viene a
determinare la differenza tra il “vivere creativamente e il semplice vivere” .
L’intera
vita culturale dell’essere umano origina anch’essa nello spazio potenziale che
congiungeva originariamente madre e bambino e si pone in una posizione di
diretta continuità con il giocare in modo creativo; afferma Winnicott: “l’esperienza
culturale comincia con il vivere in modo creativo, ciò che in primo luogo si
manifesta nel gioco” .